All rights reserved ©Lupo Borgonovo
©Lupo Borgonovo, Rettiliano
Non riesco a pensare ad altro. Ormai sono anni che continuo a lavarmi, la mia pelle è così secca che potrebbe confermarlo. Ho preso a squamarmi come un serpente senza però la possibilità di attorcigliarmi su me stesso.
Tutto è nato dal piacere che mi dava vedere come il mio corpo ne modificava la forma attraverso lo sfregamento. Era come se le mie mani fossero il vento su una torre di sabbia.
Per lui avevo comprato un piccolo vassoio d’argento ellissoidale, era una sorta di letto, o così lo immaginavo, dove poteva dormire nella sua nuova forma. Diventando più frequenti i miei lavaggi, quel torsolo di sapone riposava sempre meno e la sua forma cambiava sempre più.
Era la scultura perfetta. Era da tempo che questo pensiero mi ossessionava: l’immagine di una scultura perenne che cambia inesorabilmente, senza dare appigli ad occhi che cercano conforto e che poi, scompare.
C’è chi riesce ad avere quattro cani in una vita, c’è chi ad ogni nuovo cane dà sempre il nome del primo che ha avuto; io consumavo un sapone in tre giorni e in casa ormai tutto era pieno di saponi sigillati. Impilare questi parallelepipedi uno a uno mi dava un certo sollievo, la visione della mia vasca da bagno perfettamente riempita di saponi intatti mi esaltava. Se quando lo sfregavo io ero le mani, mentre camminavo per casa compresso dalle file di saponi che crescevano dalle pareti, io ero la materia che si deteriorava per sfregamento.
©Lupo Borgonovo, Rettiliano