Un presente che è Presente – di Filippo Parodi
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Un presente che è Presente
Quell’immagine di noi, nebuloso strepitio. Come un assordante fascino dell’irrecuperabile.
Mi dici qualche cosa?
Ti parlo, e tu che fai?
Davvero non c’è piega che risulti percorribile.
Sostanze impopolari. Capriccio anacronistico. Si tratta, per lo più, delle importanze rarefatte e Ciò per cui non siamo stati in grado di trovare Esiste, tuttavia. E affolla, accende, palpita… vorremmo battezzarLo? Si fende a circoscriverlo. Già temi di corromperti, io torno dentro al sogno: hai trentacinque anni, possiedi molta grazia, la fresca consistenza di chi è eterno e sofferente. Ti seguo, mi trasporti attraverso il polso tenue, le dita di bambino, le mie, che sono tue, il biondo corpicino, rogo muto, reo strumento, ecco il glauco fotogramma, lo allungo e non lo prendi:
“Di certo un bel ricordo…”
(Poi fissi un vuoto niveo).
Il tempo me lo vendi, oggi, a un prezzo rassegnato.
Però un volto mite e saggio, o magari una quadriglia? I fulgori del progresso & quel che fummo non ha fiato.
(Fierezza di una ruga!)
Ti neghi, ma gentile.
Inviti al raziocinio, perdoni i polsi adulti.
.ù
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